di Gaia Agnelli

Addio a un altro storico "pezzo" di Bari: chiude la cartoleria Favia, attiva dal 1876
BARI Un altro pezzo di storia del commercio barese chiude definitivamente i battenti. La cartoleria “Favia”, attiva in città dal lontano 1876, non riaprirà più. Nonostante la fine del lockdown infatti, il negozio ad angolo tra piazza Umberto e via Andrea da Bari ha deciso di mantenere per sempre le sue serrande abbassate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’emergenza Covid è stata però solo la classica “goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Da tempo l’esercizio stava soffrendo la spietata concorrenza derivante dall’online, invaso da rivenditori in grado di offrire gli stessi prodotti a un prezzo minore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E così dopo la pasticceria Stoppani, il negozio di strumenti musicali Giannini, quello di tessuti Pallante, la gioielleria Trizio Caiati e la boutique Ventrelli, un altro caposaldo dello shopping dice addio a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
L’attività, aperta dai trisnonni dell’ultimo proprietario, il 46enne Nanni Favia, era stata fondata nell’800 in corso Vittorio Emanuele, nei pressi del Palazzo della Prefettura. Negli anni 60 si era però trasferita in Piazza Umberto, vicino all’Ateneo, lì dove era rimasta fino ad oggi diventando un punto di riferimento della zona. 


Da sempre fedele all’azienda di penne e orologi “Montblanc”, vendeva oltre ai classici strumenti da cancelleria anche articoli da regalo e da arredamento per uffici, giocattoli e pelletteria. Ma soprattutto era conosciuta per il modellismo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Favia era “la mecca” per gli amanti di questo hobby: dalle auto ai treni, dalle navi agli aerei, qui era possibile trovare qualsiasi tipo di costruzione.  

«Non c’era nessun altro come lui in città, era una garanzia: si trattava dell’unico posto in cui trovavo sempre ciò che cercavo», afferma sconsolato il 58enne Lorenzo, appassionato di modellini di barche. «Quando ero piccola per me era come visitare un parco giochi – commenta nostalgica la 55enne Cristina -. Rimanevo a fissare le sue vetrine per ore: sembravano vive, con tutte quelle riproduzioni di paesaggi in movimento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quelle stesse vetrine che oggi sono coperte da una spenta carta color senape: un triste foglio che contrasta con la sfavillante insegna a caratteri rossi, simbolo del commercio barese che non c’è più.


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